La pittura, la scultura, la scenografia, le incisioni: le quattro sezioni della mostra dedicata a Francesco Contrafatto, allestita al Castello Ursino di Catania dal 13 marzo al 13 maggio 2022 attraversano e intrecciano le quattro grandi declinazioni dell’opera dell’artista catanese con la spontaneità della sua ispirazione e del suo segno.
Il titolo, “Francesco Contrafatto. Una mostra affettiva”, è rivelatorio, nell’intenzione degli eredi - guidati dal figlio, l’architetto Toti Contrafatto, che ha selezionato le opere da numerose collezioni private oltre che dall’imponente archivio di famiglia -che hanno lavorato all’allestimento.
Nature morte, paesaggi urbani, scorci di vita quotidiana sono sempre stati i soggetti prediletti da Contrafatto. Una pratica dal sapore teatrale, inoltre, affinata nei lunghi anni da scenografo al Teatro Stabile di Catania: «Riferendosi a quel periodo Contrafatto parlò di ‘pittura che si fa scena’».
Numerose testimonianze di quell’esperienza - e tra di esse, quelle di Pippo Baudo e Leo Gullotta - accompagnano il catalogo: «Francesco Contrafatto, gigante siculo normanno - scrive Gullotta nella sua - ha saputo colmare gli occhi, combattere sempre con un’etica propria di chi ha profonde radici nella bellezza e che dalla bellezza lascia governare ogni suo atto».
L’itinerario espositivo declina il suo rapporto con la materia, dall’olio al bronzo al legno: dipinti, sculture, bozzetti preparatori delle opere monumentali, bozzetti di scena e foto delle scenografie, chine, incisioni.
Palazzo Turati, a Milano, ha accolto per la seconda volta l’Oriental Fashion Show, in collaborazione con la Camera della Moda Monegasca e la Monte Carlo Fashion Week. Alcuni tra i più prestigiosi brand di moda orientali ed europei hanno sfilato in questo luogo ricco di storia, attraverso i suoi lussuosi saloni, in un’imperdibile incontro artistico e culturale. In questa occasione l’Orientale Fashion Show ha presentato due stilisti d’eccezione : l’Algerina RymMenaifi con la sua « Maison Menouba » e Khadija Chraibi, dal Marocco, con il suo brand «Maison Rena» , per un viaggio onirico senza confini.
In un universo dove le tendenze cambiano e si susseguono l’Oriental Fashion Show è più di una sfilata di moda, diventa un vero e proprio forum di libera espressione per i suoi protagonisti. Il loro innegabile talento, la loro creatività artistica e la ricchezza del loro patrimonio tradizionale trovano infatti libertà di espressione attraverso collezioni uniche e autentiche, rivelando al pubblico l’eccellenza di questi creatori.
TREND
L'UOMO MODERNO
nello stile DAN JOHN
Due soci, Daniele Raccah e Giovanni Della Rocca, italiani, i fondatori del brand Dan John, che in cinque anni, puntando sull’abbigliamento maschile, ha già vinto la sua sfida con i colossi del settore puntando sul guardaroba dell'uomo che ama alternare l’eleganza con l’informale guardando alla qualità e ai prezzi competitivi. Oggi il marchio vanta 90 negozi nel mondo oltre l’e-commerce diretto con lo shopping 4.0 aperto alle criptovalute.
Nel momento in cui la crisi provocata dalla pandemia induce le aziende a osare, Dan John, sostenuta dalla holding Rinah SpA, si affaccia all’obiettivo 2022 con una strategia di business basata su nuovi investimenti e un'identità ben precisa. Studiato in maniera capillare pure il concept della boutique Dan John: un tuffo in un’atmosfera raffinata per chi è alla ricerca del capo da indossare o dell’accessorio da abbinare, fino alla scelta dell’intensità del profumo.
La linea guarda alla moda sartoriale italiana contemporanea, adatta al cliente di ogni età di qualsiasi profilo professionale. Un look formale ma moderno all’occasione, casual quando opportuno. Con una continuità che si manterrà segno distintivo dell’azienda: l'uomo.
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David Lynch e Quentin Tarantino, ma anche gli Absolute Beginners della Swinging London e una Margot Tenenbaum “enfant terrible”: l’essenza di Alabama Muse esplora tutto con la sua anima ribelle e underground. La nuova collezione di animal friendly fur, totalmente Made in Italy e ideata da Alice Gentilucci, trova i suoi complici nell’uso spregiudicato del colore, nelle lavorazioni d’autore, nei materiali all’avanguardia che simulano il pelo degli animali da cui prendono vita per interpretare alla sua maniera irriverente la stagione invernale 2023. Sostenibili e intimamente pop, caldissimi e avvolgenti, artigianali e sorprendenti: i modelli del brand sono espressione di un lusso consapevole che si porta addosso e diventa il corollario perfetto dello stile personale di ognuno.
C’è la predilezione materica per i peli – che sono lunghi, sono volpi, castori, tigri, agnellini- e per un gioco di patchwork e di intarsi che è, da sempre, firma del brand. C’è la vivacità di una palette cromatica in cui spiccano i contrasti -anche nei dettagli e nelle fodere interne- e le sfumature; e ancora le tinte unite del miele, dell’arancio, delle gradazioni vitaminiche dei “light” – pink, green, purple- la sofisticata classicità del bianco e del nero. E c’è, soprattutto, la forza espressiva di un marchio che sperimenta in lunghezze divertendosi a mischiare i peli tra di loro, osando declinazioni cromatiche inconsuete per regalare un’immagine cinematografica ai suoi capi dai volumi over tra cui brilla la lunga pelliccia in castoro interrotta da inserti verticali di tigre, la scenografica kidassia in acquamarina spezzata da inserti lilla e arancio, il gilet midi con un patch di peli e toni differenti.
Una collezione no gender ma in cui trovano spazio 5 modelli al maschile – distinti dalla differente martingala sulla schiena e dalla chiusura anni 70 – e dove un’esplosione di gilet dai toni vitaminici – in kidassia, in kalgan, anche spezzati da inserti in mongolia ton sur ton-, mischiati a maxi-stole patch, appariscenti e coloratissimi colbacchi e un divertissement di colletti per giocare con i look, ci ricordano che la vita è anche un affascinante incanto!
MADE IN SICILY
DALLA SICILIA
IL PROGETTO SOLIDALE
DI COCCADORO
Coccadoro è un brand siciliano, sostenibile e solidale. È un progetto di Aranceamare, cooperativa sociale fondata subito dopo il lockdown da quattro donne: Anna Barba, Christine Hofmeister, Daniela Graziano e Roberta De Grandi che, unendo competenze e talenti differenti, decidono di rilanciare concentrando energie ed entusiasmo in un nuovo progetto imprenditoriale.
Coccadoro produce artigianalmente accessori di abbigliamento, prevalentemente borse e collane. Secondo le competenze di ognuna, il lavoro è così sviluppato: Roberta è l’art-director, si occupa del progetto del prodotto, lo studio del prototipo e la fattibilità, realizzando in alcuni casi anche alcuni interventi unici; Daniela dirige la produzione, verificando disponibilità di materie prime e pianificando la produzione, parzialmente affidata d artigiani locali; Christine realizza le foto per il sito e si occupa di tutti gli aspetti grafici della comunicazione;Anna gestisce l’amministrazione e la contabilità. Per il B2C, Coccadoro ha deciso di commercializzare le sue produzioni esclusivamente on-line, esordendo con un e-commerce il 5 febbraio 2021.
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COOL
L'originale t-shirt
'Anche a Te e Famiglia'
Perfetta per un lifestyle quotidiano, ecco l’originale t-shirt 👚 👕 , la cui flash riprende lo slogan tormentone delle festività ‘Anche a Te e Famiglia’®.
Puntando su un’estetica assolutamente pop che prende spunto dalla street art, la t-shirt coniuga design e contemporaneità.La divertente leggerezza di un capo d’abbigliamento unconventional si esprime così in un tripudio di colori intensi, pieni e luminosissimi: blu oltremare, arancione, verde smeraldo, rosa, grigio chiaro, fucsia, mélange, verde army, kaki, blu royal e naturalmente rosso Natale 🎄.Made in Italy in cotone 100%,naturale, la t-shirt, must have del Natale, segue i trend e possiede un’impronta che non ha stagioni.I tessuti naturali profumano di spensieratezza e allegria per un outfit sempre più cool che spazia dal guardaroba bimbi 👦👧 a quello teen👫 senza tralasciare l’uomo🙋♂️ e la donna🙋♀️.
«Il mio primo festival ha fatto rumore, il secondo ha fatto stare zitti e buoni, ma il terzo è da brividi».Amadeus, in conferenza stampa, rievoca così le sue tre edizioni sanremesi citando i titoli delle canzoni vincitrici. Più che soddisfatto il presentatore e direttore artistico del Festival2022, che ha ottenuto risultati straordinari in termini di ascolto con la media share del 65% (+10% rispetto allo scorso anno).
La sua paura più grande, ogni giorno? Ha risposto «il tampone!».
Alla fine porta a casa un’edizione trionfale, con un podio che accontenta tre generazioni: Mahmood & Blanco, Elisa, Gianni Morandi.
I superospiti? Su tutti i Maneskin, a distanza di un anno divenuti star internazionali.
Ma anche «gli stessi cantanti in gara», come ha aggiunto Amadeus, che ha poi...
Indiana Jones e i predatori della Sicilia perduta. E se intitolassimo così -parafrasando un vecchio titolo della saga- l’atteso ciak nell’isola dell’ultima avventura di Henry Walton Jones Jr., per tutti Indiana Jones?
A vestire i panni del famosissimo archeologo sarà ancora Harrison Ford, ormai quasi ottantenne, certamente meno atletico e latin lover degli esordi (era il 1981, 40 anni fa, quando dalla fantasia di George Lucas debuttò con l’Arca Perduta). La protagonista femminile di questo quinto episodio della saga sarà con certezza Phoebe Waller- Bridge.
Vincendo la concorrenza della Grecia, la Sicilia sarebbe stata scelta come location e i set dovrebbero essere allestiti tra Segesta (nella foto in basso), Cefalù, Scicli, Siracusa e Noto.
Dal caschetto corto al bob vaporoso, il capello è rosso ramato: siamo tra gli anni ’50 e ’60 e questo è lo stile di Beth Harmon, la Regina degli scacchi, interpretata da Anya Taylor-Joy nella fortunata miniserie Netflix ispirata al libro di Walter Tevis per la prima volta edito nel 1983.
A ideare i costumi per la protagonista è Gabriele Binder, che, omaggiando due grandi stilisti di quell’epoca, André Courrèges e Pierre Cardin, ricerca capi vintage così da inventare una metamorfosi continua del guardaroba, da quello semplice della ragazza povera a quello raffinato ed elegante di chi ha la possibilità di spendere. Così la tunica di lino, il maglioncino, le scarpe stringate e i calzini corti di scarso appeal sono presto soppiantati –via via, negli episodi- da cappottini bon ton, gonne a pieghe e abiti trapezio.
Prevalgono i colori pastello, ma domina il verde, quasi una costante in tutte le fasi della crescita nonché dell’evolversi della serie. Poi la fantasia tartan e i colori a contrasto bianco e nero, elementi che rimandano alla scacchiera.
Lo avevamo lasciato su un cavallo nella fiction “La strada di casa”, lo ritroviamo alla guida della mitica Vespa nei panni di Enrico Piaggio, nel film tv sul “Sogno Italiano” sempre trasmesso da Rai 1. Alessio Boni è un attore assai amato dal pubblico e pure un professionista apprezzato dai registi, che se lo contendono tra televisione, cinema e teatro.
Alessio Boni – photo credits: Marco Provvisionato /IPA/Fotogramma, Roma 2019
“Quando leggo le sceneggiature, ciò a cui sto attento è che arrivi un messaggio, una forza d’urto che serva a qualcosa” –spiega- “Accetto volentieri di interpretare quei personaggi pionieri del Made in Italy, vedi appunto il caso di Enrico Piaggio: ovunque, dall’india all’America fino all’Australia, ho visto in strada circolare Vespe ed è un orgoglio pensare come il signor Piaggio, nonostante le macerie del secondo dopoguerra, abbia avuto il coraggio di ricominciare e con ostinazione ideare un mezzo di trasporto veloce, che servisse alla gente per tornare alla vita dopo il disastro del conflitto. E ciò pensando alla donna e come potesse salirvi con la gonna senza che si incastrasse con la sella o si sporcasse con la catena. Quindi chapeau alla sua lungimiranza in un’epoca assolutamente maschilista”.
“Non aveva più nulla, poiché i suoi capannoni erano stati distrutti dai bombardamenti, e tuttavia si industriò, coinvolgendo gli ingegneri e i suoi operai, con i motori rimasti di 98 centimetri cubici, scarti che servivano a far partire le eliche degli aerei da guerra, per creare la Vespa. Ecco, quanto basta per considerare la grandezza di questo aristocratico imprenditore, laureato in economia e commercio, che in quell’epoca difficile non si è rivolto all’elite ma alla popolazione più umile per contribuire alla rinascita del Paese: ha inventato un mezzo di trasporto economico consentendo a tutti di pagarlo a rate per sopperire alla mancanza di denaro, creando così di fatto il credito al consumo. Questo dare fiducia agli italiani ha permesso di creare il boom. Oggi Piaggio è tra i primi 10 brand al mondo che rappresentano il Made in Italy”.
Subito dopo la proiezione era dato per vincitore e il film ha rispettato a quel punto i pronostici. A Venezia il Leone d’Oro è per ‘Joker’ del regista Todd Philips. Con lui, lo straordinario protagonista, Joaquin Phoenix, che ha interpretato l’antagonista più famoso di Batman, il clown di feste killer seriale, raccontandone le origini.
photocredits La Presse
Altro protagonista (pur assente) di questa 76edizione edizione della Mostra del Cinema di Venezia è stato Roman Polanski, con il suo ‘J’accuse’ sul caso Dreyfus, che gli è valso il Gran Premio della giuria, ritirato dalla moglie Emmanuelle Seigner, e dal coproduttore Luca Barbareschi, poiché il regista non può lasciare la Francia per la condanna del tribunale USA.
Migliore regia al discusso film“About Endlessness” dello svedese Roy Andersson.
Coppa Volpi: migliore attore è l’italianoLuca Marinelli (che ha dedicato il premio a chi salva vite in mare) per ‘Martin Eden’, il marinaio mezzo analfabeta del romanzo di Jack London; migliore attrice è, in “Gloria Mundi”, Ariane Ascaride (anche lei, poiché figlia di migranti, come ha tenuto a sottolineare, ha voluto fare una dedica a «tutti coloro che dormono nel fondo del Mediterraneo»).
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